Nei villaggi turistici si vedono sempre le stesse cose, la bravura di un capo animazione ormai si misura su quanti sketch conosce e su come sappia metterli in scena, facendo divertire gli ospiti non in maniera originale, ma allo stesso modo che ha imparato dal suo precedente capo animazione, che ha imparato a sua volta dall’antecedente.
La figura dell’animatore è sicuramente simpatica e benvoluta dagli ospiti che la sera si divertono a vederli in anfiteatro, ma spesso quello che viene proposto è sopravvalutato perché con l’animatore si crea una confidenza/amicizia chiamata in gergo “contatto”, che incide su un esibizione , valutandola come se fosse eseguita non da un professionista, ma da un amico.
Molti animatori più simpatici di altri emergono dalla massa, ma quanti di questi “fenomeni” hanno davvero un buon senso dell’umorismo? Quanti riescono a tirar fuori una battuta geniale che sarebbe divertente, anche se fosse decontestualizzata dal villaggio turistico? La risposta purtroppo è “pochi”, l’umorismo degli animatori si limita al saper prendere in giro in maniera simpatica gli ospiti o i colleghi con battute fritte e rifritte e con sketch di cabaret che sembrano sempre più uguali.
Nel mio libro “Una vita in vacanza” ho già dedicato un paio di capitoli al “Cabaret” e al “Perché si ride”, in questi anni però ho approfondito l’argomento e con la massima umiltà vorrei mettere a disposizione di tutti i miei lettori appunti e riflessioni sulla scrittura comica, cercando di spiegare meccanismi che molti scambiano per automatismi, perché l’umorismo ,non è niente d’improvvisato, anzi oltre ad una cultura di base e la comprensione di alcuni meccanismi è necessaria molta intelligenza per creare battute geniali, originali e non scontate.
Potete trovare questa nuova rubrica sotto la categoria “Scrivere testi comici”.